giovedì 28 aprile 2016

Manosoft "Princess" - La scheda dei sogni


Mi avessero detto negli anni 80 che il Commodore 64 poteva supportare una scheda come quella della Manosoft avrei pensato a pura fantascienza e avrei dato del pazzo a chi me lo avrebbe detto.
E invece ... Un certo Damiano Colombari insieme ad Hawui1 sviluppatore di tutta la parte firmware tap software/hardware, sono riusciti a creare una cosa fantastica e assolutamente impossibile per qualsiasi mente non solo durante gli anni Commodoriani ma anche in quelli attuali.
Non so neanche io dove cominciare e non vorrei dilungarmi troppo, ma la “Princess” (così si chiama la nuova fiamma) è un qualcosa che lascia senza parole e che in pochi centimetri riesce a far fare ai Commodore tutto quello che si vuole senza bisogno di registratori o floppy drive.
Questa scheda non è compatibile solo con il mitico Commodore 64 ma con tutta la famiglia ad 8 bit di questa fantastica casa costruttrice, dal Vic 20 in poi.
Inizialmente bisogna inserire nella Princess una scheda SD dove precedentemente sono stati messi all'interno i nostri file gioco/programmi preferiti (.prg, .d64 ecc. ecc.).
Poi si inserisce il gioiello della Manosoft dietro il Commodore e si digita un solo e semplice comando: LOAD”MENU”,8,1.
Dopo pochissimi secondi si entra dentro un menù che ci fa vedere l’interno della nostra scheda sd, si cerca la cartella dove ci sono i nostri giochi o programmi, si visualizza la lista e si sceglie quale giocare, si batte “RETURN” e parte il divertimento.
Ma la vera meraviglia è che funzionano pure i file .tap, quelli delle cassette.
Si carica il file tap desiderato per far partire il primo gioco, se poi si vuole giocare al secondo basta procurarsi un tasto di reset dove parte la sequenza, così fino alla fine della cassetta.
Addirittura premendo un apposito tasto della Princess si può memorizzare un punto esatto della cassetta dove poter ripartire in futuro (esempio: se premiamo questo tasto su una cassetta con 10 giochi dove abbiamo visto i primi sei, la volta successiva ripremendolo riparte dal settimo).
Ma ci sono tante funzioni in più tipo il “grab”, dove possiamo riversare tramite un registratore collegato le nostre cassette su scheda SD e viceversa.
Tramite un programma che troviamo sul sito Manosoft (Tap Manager) possiamo fare una cosa favolosa, ovvero creare un D64 indice da inserire dentro la cartella del relativo TAP.
Dopo questo passaggio il menù interno riconosce il file d64 creato e il Commodore può vedere il contenuto della cassetta suddiviso (tramite il lancio di un sottomenù chiamato "FB") e quindi poter giocare per esempio al quarto gioco e non dover per forza partire dal primo.
Insomma … sono stato forse troppo stringato e confusionario nel descrivervela, ma vi garantisco che con questa scheda si trova la definitiva via per tirare fuori dai nostri armadi i nostri Commodore e poter rigiocare con un tocco di modernità.
E contate che in una scheda SD da 2 gb si può avere tutto il mondo Commodore a disposizione.
Io personalmente ne ho una da 8 gb che all’interno trova tutti i file d64 e prg esistenti e tutte le cassette TAP italiane conosciute e finora convertite.
FAVOLOSA!!!!
L'indirizzo web per poter trovare questa meraviglia è il seguente:
http://www.manosoft.it/

mercoledì 27 aprile 2016

L'edicola dei miei sogni



Avevo un edicola che mi lasciava a bocca aperta tutti i giorni quando uscivo dalle scuole superiori.
Era un chioschetto come tanti che si trovava a metà strada fra la scuola e la fermata dell’autobus.
Questo chioschetto, a differenza di tanti che incontravo durante le mie passeggiate fiorentine, era caratterizzato dal fatto che era completamente addobbato e saturo di giornali e cassette per  i computer in voga a quei tempi.
Ovunque guardavi c’erano riviste per Commodore, Spectrum ed Msx e non c’era giorno che non mi fermassi a guardare quelle meraviglie, sognando di poter far girare in futuro quelle favolose cassette su un Commodore 64.
Visto che ancora non sapevo che il biscottone sarebbe arrivato da lì a poco, durante quei mesi di astinenza sbavavo letteralmente davanti a quell’edicola così ricca di meraviglia videoludica.
Nell’incanto di tutto quel ben di Dio mi è capitato anche un paio di volte di perdere l’autobus che mi avrebbe riportato verso casa.
Ricordo benissimo di una cassetta speciale dedicata al Natale che veniva sfoderata già da fine novembre, di una tale bellezza e dai colori sgargianti, che mi ha fatto davvero immaginare le cose più belle.
Avrei voluto comprarla ma costava tanto e l’ho lasciata lì dov’era.
L’ho desiderata e guardata fino alla fine delle festività Natalizie, dove fu rimpiazzata da un’altra rivista simile che comunque attirò la mia attenzione (come tutte le altre in mostra).
Insomma, erano più le emozioni dell’immaginazione rispetto alla realtà di quello che effettivamente c’era all’interno di tali cassette, ma tanto bastava per far sì che la mente volasse lontana.

mercoledì 20 aprile 2016

Track & Field - il nemico dei Joystick


I Joystick per i Commodore (dal Vic 20 all’Amiga) sono quelli che avevano 9 piedini e la forma ergonomica classica da bar.
Ce n’erano di tutti i tipi: colorati, trasparenti, con tasti colorati e con le forme più strane.
Erano formati da giganti impugnature e grandi tasti situati a sinistra, a destra e spesso anche sopra la manopola.
Ce n’erano di tutti i tipi: molto piccoli, mastodontici, più o meno sensibili e spesso di dubbia costruzione.
Quando si compravano direzionavano bene e avevano tutti la manopola bella ferma, ma dopo un po’ che si usavano sballottavano che era un piacere al minimo movimento.
I joystick che io ho sempre preferito erano quelli della linea “Albatros” nati da un’azienda in provincia di Bologna.
Si impugnavano bene, direzionavano magnificamente, si rompevano poco ed erano riparabili.
Molti di questi Joystick forse non erano neanche progettati per l’uso intenso che ne facevamo, soprattutto grazie a certi giochi che sembravano nati per sfasciare questi importanti accessori.
Penso che il più incredibile sia stato “Track & Field”, gioco stupendo della Konami datato 1987.
Era un gioco favoloso che faceva fare a noi ragazzi lunghe file nelle varie sale giochi che erano sparse ovunque.
Averlo in casa riprodotto sul Commodore 64 era una vera manna, soprattutto perché era stato pure convertito bene.
Era il classico gioco che si faceva contro gli amici, dove per cercare di vincere si metteva la base del joystick in mezzo alle gambe per tenerlo fermo, poi ci si incurvava a testa bassa senza guardare lo schermo con la manopola in mano e al momento del via si iniziava a scuotere velocemente e come forsennati a sinistra e destra finchè stremati e sudati non finiva la corsa.
Il problema è che spesso accadeva che  mentre gli omini correvano e noi si scuoteva, improvvisamente si sentiva un rumore strano … una sorta di “STACK” e ti ritrovavi la manopola rotta in mano staccata dalla base.
Un gioco che ha fatto la fortuna dei venditori di joystick dell’epoca.
Il classico gioco che ci divertiva un sacco, ma quando giocavamo contro un amico si sperava sempre che lui si portasse un joystick da casa.
In quel caso giocavamo più volentieri perché una cosa era se ti si rompeva un tuo joystick (e quello già ti faceva arrabbiare) … un’altra cosa era se ti se ne rompevano due contemporaneamente.

martedì 19 aprile 2016

Il regalo di Natale anticipato


Dopo tanto che li stressavo, i miei decisero di accontentarmi comprandomi il Commodore 64 a Natale.
Prima vendettero il Vic 20 e poi aggiunsero altri soldi (che non erano pochi) per arrivare ad accontentarmi.
Il fatto è che loro non si intendevano molto di questi “aggeggi” e quando decisero di prenderlo a metà Dicembre, io andai con loro al negozio.
Ricordo che prendemmo la macchina in una frenetica domenica pomeriggio piena di persone che andavano a fare lo shopping natalizio.
Ci avviammo in un negozio dove mio padre venne a sapere che ne vendevano uno a prezzo minore (il perché lo spiego più avanti) e per arrivarci dovemmo attraversare tutta la città.
Attraversammo tutta Firenze a suon di code e clacson, ma alla fine arrivammo all’agognato negozio.
Durante il lungo e stressante viaggio mio padre andò avanti fra urla, bestemmie e imprecazioni del tipo “Ma guarda te se devo fare tutta questa fila per andare a comprare quella cavolata per accontentare questo qui”.
Il Commodore 64 del quale mio padre ebbe la soffiata era ancora lì, era quello in esposizione, quello che costava meno perché fuori dalla scatola per essere provato dai clienti.
A me non fregava se fosse quello o uno imballato, l’importante è che fosse un biscottone e che venisse a casa mia.
Il negoziante lo prese, lo mise per bene dentro il polistirolo, ci mise il libro, tutti i cavi, l’alimentatore e alla fine lo inscatolò come fosse nuovo di pacca.
Effettivamente era stato trattato davvero bene, non mi ha mai dato problemi e mi ha sempre funzionato alla perfezione.
Dopo qualche anno l’ho salutato (seppur a malincuore) perché è stato venduto nei confronti di un Amiga 500.
Non stavo più nella pelle, avevo finalmente il Commodore 64 a casa mia … ma porca miseria non lo potevo aprire fino a Natale …. non ce la potevo fare … passare da li e guardare quella scatola blu e sapere di non poterla aprire era una vera e propria agonia.
Una settimana prima di Natale la fortuna volle che a mia madre venisse il dubbio se tale oggetto (esposto fino a qualche giorno prima) fosse effettivamente funzionante e mi chiese di provarlo per vedere se funzionasse e se tutto andasse bene.
Ovviamente il “Mi raccomando, provalo e basta, poi lo rimetti nella scatola e fra una settimana lo usi come si deve” di mia madre fu inutile.
Appena montato io e mio fratello ci fiondammo subito a giocare e non ci fu verso di staccarci da quella meraviglia.
Emozioni davvero fortissime.

mercoledì 13 aprile 2016

Leaderboard Golf - Il gioco perfetto


Si può non amare un gioco come “Leaderboard Golf”?
Senza assolutamente esagerare e con vera e propria convinzione mi assumo la responsabilità di dire che Leaderboard Golf è il più bel videogioco di Golf che sia mai esistito.
Colorato e graficamente perfetto, preciso alla perfezione come nessun altro gioco del suo genere.
In questo gioco si poteva scegliere la mazza in base alla distanza desiderata (dal tiro più vicino e alto fino a quello più lontano e basso).
Bella la calibrazione del tiro e della potenza, molto utile il puntatore da sistemare in base alla forza e direzione del vento.
E quando si arrivava vicino alla buca cambiava la grafica e la modalità di gioco, dovendo calibrare solo la potenza e la direzione del tiro.
Insomma, un gioco del 1986 (ebbene si … ha 30 anni sulle spalle) della Access software che ha dato una bella lezione a tutti i giochi che sono seguiti negli anni.
Semplice, intuitivo e piacevole per farci una gara da soli o contro un’altra persona e se non vado errando supporta fino 4 giocatori (io ho fatto delle vere e proprie sfide contro mio fratello).
Molte sono le varietà dei percorsi e degli ostacoli.
Come non dimenticare la pallina che frena a contatto con la sabbia, il rumore dell’acqua quando cascava dentro o gli alberi che puntualmente la bloccavano fino a farla cadere per terra?
L’unica pecca di questo gioco era dovuto al fatto che dopo ogni tiro la pista si ridisegnava in base alla posizione della pallina e questo comportava sempre di dover aspettare qualche secondo prima di poter fare il tiro successivo … ma il gioco è talmente fatto bene che si sopportava molto volentieri l’attesa.
Senza dimenticare il movimento fluido e animato del giocatore quando tira la pallina.
Chi non l’ha mai provato è obbligato a farlo, un peccato veniale non averlo mai giocato.

lunedì 11 aprile 2016

Commodore 64 e ZX Spectrum - La sfida infinita


Negli anni ’80 le diatribe fra ragazze andavano avanti soprattutto su due questioni: uno a gusto musicale, ovvero se fossero meglio i Duran Duran o gli Spandau Ballet.
L’altro era tra le macchine hardware preferite, soprattutto la lotta era fra Commodore 64 e ZX Spectrum .
Chi possedeva l’uno non vedeva di buon occhio l’altro e viceversa.
Il problema per gli “Spectrumisti” era data dal fatto che la percentuale di chi lo possedeva era assai minore rispetto a quelli che avevano il C64.
Mentre noi “Commodoriani” eravamo in tanti e spalleggiati, i possessori di Spectrum dovevano fare veri e propri saggi per parlare dei vari pregi della macchina in loro possesso.
Nella mia compagnia io avevo due ragazzi che possedevano questa macchina inglese ed un giorno, dopo tante discussioni, sono andato a casa di uno a vederla in funzione per un intero pomeriggio.
La cosa che mi è piaciuta più di tutti era la tastiera nera con i tasti gommati.
Erano ribassati rispetto a quelli del Commodore ed erano particolari, non so quanto fossero sensibili, però ricordo che mi colpirono.
Dopo mi furono caricati diversi giochi e l’amico tra uno schema e l’altro mi faceva veri e propri sermoni su come fosse bello, fluido, e graficamente più tondeggiate del mio amato biscotto.
A me non mi ha convinto, è vero che era un po’ più fluido e con contorni più tondi del prodotto Commodore, ma tornai a casa contento della mia scelta.
Vedere quegli sfondi neri con colori monocromatici a me non piaceva affatto.
Nel Commodore per esempio un uomo (seppur squadrettato) aveva la faccia rosa, la maglia verde e i pantaloni blu … nello Spectrum era tutto di un solo colore dalla testa ai piedi e questo a me non piaceva punto.
Ovviamente sono di parte, ma non ho mai rimpianto il mio amato Commodore nei confronti dello ZX Spectrum.

giovedì 7 aprile 2016

I negozi "pirata" di elettronica


Riprendendo l’argomento del precedente post, posso affermare che negli anni 8 bit anche i negozi di elettronica non era proprio correttissimi.
Vicino a casa mia c’era un mega negozio di elettronica (quello dove ho comprato il Vic 20) e dentro si trovava di tutto: televisori, videoregistratori, stereo, vhs (le mie preferite a cartoni animati) e soprattutto computer e giochi.
Era un negozio fornitissimo e uno dei pochi nei pressi di Firenze (iniziavano allora a proliferare grazie alla moda e al business dei videogiochi) dove spesso si formavano code incredibili per comprare il proprio computer/gioco preferito.
Non è come adesso che siamo invasi da centri commerciali e affini.
Oggi i negozi di elettronica sono ovunque ma negli anni ’80 era merce rara e chi aveva avuto la giusta intuizione si ricopriva d’oro.
Grazie però ad una NON legge sulla pirateria dei videogiochi questo negozio non vendeva solo giochi originali.
Sul bancone principale si trovava un mega librone (fatto dal negoziante tramite stampante ad aghi) pieno di titoli in rigoroso ordine alfabetico dove in fondo alle ultime pagine venivano aggiunte le novità.
Con sole 5000 lire potevamo scegliere il titolo desiderato che veniva duplicato al momento su di una cassetta C10.
C’era sempre la coda per comprare questi giochi.
File di ragazzi con librone in mano a scegliere, ordinare e poi aspettare che il proprio gioco fosse trasferito.
Io, tramite questa procedura, solo una volta ho comprato un gioco e ricordo come fosse oggi che portai a casa la mia cassetta C10 con dentro il videogame di “Popeye” (Braccio di Ferro) che ho sempre amato e giocato in sala giochi.
Poi ho imparato che con la doppia piastra stereo che avevo in casa potevo tranquillamente duplicare tutte le cassette che volevo e lì mi si è aperto un nuovo mondo.
Oggi questo grande negozio di elettronica ha chiuso da tempo e non c’è più, al suo posto c’è uno squallido negozio di cinesi che vende scartoffie a prezzi ridicoli … che brutta fine che stiamo facendo.
Quando adesso ci passo davanti non posso fare a meno di ricordarmi che anche quel fondo ha fatto parte della mia storia giovanile.

mercoledì 6 aprile 2016

Le cassette da edicola


Program, Peek, Formula 64, Poke, Special Program, Hit Parade, Logica 2000, Special Playgames, Com 64 e tante, tante, tante altre.
Erano le cassette che si trovavano in edicola negli anni 80 in tutte le edicole italiane.
Grandi riviste colorate, screenshot dei giochi in copertina, titoli cubitali, cassette in bella mostra … insomma, una manna per tutti i puristi del Commodore 64 (e degli altri sistemi in voga in quell’epoca).
Trovavamo tanti giochi ad un prezzo scontato e poco importava se per esempio “Popeye” si intitolava “Muscoli”, “Fist” o “Building in progress”, l’importante è che il gioco fosse quello e che si potesse giocare.
Ecco! Il problema a volte era proprio quello, il fatto che certi giochi a volte non funzionavano o avevano dei problemi dovuti al fatto che all’interno veniva cambiato il codice del titolo originale per mettere quello alternativo, venivano tolti i nomi dei programmatori o della casa di produzione e spesso veniva inserito del testo in italiano dove la scritta era in inglese.
Insomma, siccome in Italia non c’era una legge precisa sulla pirateria, a scanso di equivoci venivano tolte le cose che potevano far incorrere la casa editrice in una querela.
Perché proprio di pirateria si trattava e la cosa bella era che io e anche un gruppo di miei conoscenti non pensava che fossero cassette “illegali”.
Si vedeva che c’era qualcosa che non andava e che tanto regolare forse non era tutto quel ben di Dio che trovavamo nelle edicole, ma addirittura parlare di pirateria non ce lo immaginavamo proprio.
E’ vero che i nomi erano strani e che a volte qualcosa non funzionava, ma a noi che ce ne fregava?
Se a prezzo molto ridotto rispetto agli originali su una cassetta  da 10 giochi ce n’erano due che non giravano bene, giocavamo ben volentieri agli altri otto.
Poi c’era inclusa la rivista, le rubriche, il mercatino, la trama e spiegazione a video di ogni gioco, le mitiche schermate introduttive di “Gil” (veramente fantastiche)  … erano fatte troppo bene, ma chi pensava alla pirateria?
Solo molti anni dopo ho scoperto che non potevano vendere questo materiale, molti anni dopo la legge subentrata nel 1992 quando tutte queste riviste con cassette integrate sparirono di circolazione.
Io pensavo che fosse capitato perché il Commodore 64 stava morendo nei confronti dei 16 bit e delle console che stavano entrando sempre più prepotentemente nelle case degli Italiani, invece solo qualche anno dopo scoprì l’amara verità.
Restano comunque sempre nel mio cuore e ammetto di rigiocare spesso e volentieri con queste cassette, grazie soprattutto a siti che ancora ne conservano la memoria.
Vi consiglio questi due link (che si trovano pure nei preferiti di questo blog):

il migliore e aggiornato frequentemente

il primo ad aver intrapreso questa avventura della memoria

lunedì 4 aprile 2016

Superfrog - Una domenica finita male


Superfrog è secondo il mio modestissimo parere, uno dei giochi più belli che siano nati per l’Amiga (se non il più bello).
Essendo io un amante dei platform, ho amato questo gioco fino allo sfinimento.
E’ la storia di un principe trasformato in rana che deve salvare la propria amata rapita dal solito cattivo di turno.
Le animazioni sono fluide, i fondali e tutto ciò che si muove intorno è colorato e fumettoso e i livelli si completano dopo aver trovato un numero specifico di monete e delle leve nascoste per sbloccare ed aprire una porta che accede al livello successivo.
Il tutto è fatto da cunicoli e bonus nascosti che sono un piacere assoluto e che rendono il gioco molto vario e divertente.
Purtroppo un aneddoto curioso e negativo di questo gioco fa capolino nella mia vita di giocatore e tutto nasce una domenica piovosa d’inverno dove la mia fidanzata di allora (che poi è diventata mia moglie) venne a casa mia per passare un pomeriggio a suon di videogame e cioccolata calda.
Ci mettemmo d’accordo per  giocare a Superfrog, con la volontà di finire il gioco.
Questo gioco era formato da quattro floppy da 3½ pollici.
Inserito il primo floppy, per arrivare alla fine tranquilli e sicuri, il gioco ci chiese se volevamo usare il “cheat” delle vite infinite ed ovviamente decidemmo per un bel “SI” all’unanimità.
Partito il gioco arrivammo al divertimento puro: cunicoli nascosti, api, ricci, bonus, mele, monete, leve e tutto ciò che fa parte di Superfrog si profilò per diverse ore finchè non arrivammo all’ultimo livello, quello sulla luna.
L’Amiga mi chiese di inserire il floppy numero 4 e mentre degli precedenti tre ne avevo solo una copia, di quello con grande sorpresa me ne trovai due tra le mani.
Ovviamente c’era il 50% di probabilità di errore di mettere il dischetto non giusto e la legge di Murphy vuole che si scelga sempre l'opzione sbagliata.
Infatti dopo aver riflettuto e parlato con la morosa di quale potesse essere quello giusto, optammo per inerirne uno a caso finchè non arrivò la famosa “SCHERMATA NERA D’ERRORE CON QUELL’ODIOSA SCRITTA ROSSA” che ogni Amighista ha visto almeno una volta nella sua vita.
Fine del gioco e delusione totale….un intero pomeriggio di allegria nel giro di un secondo si trasformò in una domenica da dimenticare per colpa di un floppy errato.
Anche se rimane una pietra miliare … da quel giorno non ho più voluto rigiocare a Superfrog.


venerdì 1 aprile 2016

Radar Rat Race


Continuando nel mio viaggio nella memoria e andando altalenando tra i vari sistemi Commodore che ho posseduto, mi è venuto in mente un gioco che è uscito nel 1981 su Commodore Vic 20 e successivamente nel 1983 su Commodore 64.
Il gioco in questione è “Radar Rat Race” o “RRR” come lo chiamavamo fra amici.
Mamma mia!!! Non voglio parlare di specifiche tecniche o di programmatori perché ammetto di non essere ferrato in materia, ma questo gioco è un vero è proprio gioiello.
Di una semplicità assoluta ma di un divertimento senza uguali, come molti giochi ad 8 bit.
Praticamente vestivamo i panni di un topolino blu che si muoveva in un labirinto per trovare tutti i vari pezzi di formaggio sparsi per le varie strade, stando attenti a non farsi acchiappare dai gatti neri che si trovavano sul labirinto e neanche dai topolini rossi che ci venivano addosso.
L’unica difesa era una scia di stelle che formavamo premendo il tasto di sparo e che fermava momentaneamente il nemico che ci stava alle spalle … se invece questo te lo trovavi sul davanti o di lato non c’era niente da fare e ci sbattevi inesorabilmente.
Finiti i formaggi si passava al livello successivo.
Addirittura sullo schermo c’era un piccolo quadrato a sfondo nero dove vedevamo la nostra posizione e quella dei formaggi da trovare.
Io lo dico e lo ridico più volte e fino alla nausea, questi videogiochi avevano più divertimento rispetto ai quelli recenti.
Oggi bisogna ammettere che nei giochi la grafica è davvero bella, le trame sono coinvolgenti e la realtà è sempre più assoluta, ma noi giocavamo di fantasia.
In questo gioco quel topino blu era per noi un topo vero, con tanto di occhi, bocca e zampe.
Del formaggio sentivamo l’odore e il gatto ci incuteva terrore vero.
E soprattutto bastava un labirinto, quattro topi, un po’ di gatti e del formaggio per farci divertire per pomeriggi interi.
Per chi non conoscesse il gioco e vuole farsi un’idea, può visitare il seguente link per vederne un breve filmato: